martedì 8 gennaio 2013

Il Fondo Monetario insiste: sull’austerità ci siamo sbagliati


Blanchard
L’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale aveva gettato i sostenitori dell’austerità nel panico: il rapporto, curato dal capo economista Olivier Blanchard, sottolineava gli effetti del rigore erano stati fortemente sottovalutati dalle previsioni dello stesso FMI e di altri organismi internazionali, Commissione Europea e OCSE in testa. [Qui un commento di Brad DeLong con le tabelle e i grafici che mostrano l'entità dell'errore]

Un nuovo working paper del fondo [link], firmato proprio da Blanchard e da Daniel Leigh, torna sul punto, rifacendo i calcoli. Secondo Blanchard e Leigh i moltiplicatori fiscali non sono stati modesti come previsto (0,5) ma significativamente più elevati (1,5). Questo significa che una contrazione fiscale di 1 euro ha creato una depressione di 1,5 euro invece che solo 0,5. Già nel 2009, tuttavia, il fondo aveva sottoposto al G20 una nota in cui si affermava che i moltiplicatori potevano essere compresi tra 0,3 e 1,8 per i tagli alla spesa e tra 0,3 e 0,5 per gli aumenti delle imposte (si noti che coerentemente con la teoria keynesiana, i moltiplicatori delle tasse misurati sono minori di quelli della spesa pubblica).
L’FMI spiega l’errore sostenendo che non si è tenuto conto delle particolari condizioni dell’economia, confidando che i bassi moltiplicatori calcolati nel periodo pre-crisi fossero validi anche durante la recessione. In particolare Blanchard e Leigh sottolineano la presenza di una “trappola della liquidità” (cioè l’attività economica sembra insensibile all’abbassamento dei tassi di interesse da parte delle banche centrali, ormai arrivati a zero o intorno allo zero).
Gli autori non disconoscono l’importanza – a loro dire – del rigore di bilancio, ma questo studio è in ogni caso un nuovo passo del FMI verso politiche meno restrittive.
Non è la prima volta che il FMI prende posizioni moderatamente contrarie all’austerità, basti ricordare la disamina critica della tesi dell’ “austerità espansiva” di Alberto Alesina [link]. In quello studio il FMI trovava, appunto, moltiplicatori bassi (intorno a 0,5) ma positivi, sulla base dei quali sono state formulate le previsioni troppo ottimistiche riguardo la contrazione fiscale durante la crisi post 2008. In altre parole, il FMI ha mostrato che Alesina aveva sbagliato sul passato, ma ciò non ha impedito che esso stesso si sbagliasse, largamente, sul futuro.

Fonte: Keynesblog

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