venerdì 8 marzo 2013

Mr. Full Monty, i salvataggi che han salvato gli altri

Dal Blog di Alberto Bagnai pubblichiamo un post dove con chiarezza viene spiegato cos'ha combinato Rigor Mortis nel suo anno di gestione per le banche, se avete voglia di schiarirvi le idee questo è ciò che vi serve.... buona lettura:


(aggiungiamo alla nutrita lista di autori del blog Alessandro "Torny" Guerani. Bei tempi quelli, quando si litigava... Sembra ieri... Ma non è detto che non si possa ricominciare)

Da Alessandro Guerani ricevo e (ritenendola impeccabile) pubblico questa cinica analisi della situazione:
Nonostante siano terminate le elezioni, con un risultato fra l'altro piuttosto chiaro su quello che pensano gli Italiani di certe idee strampalate, sui talk televisivi, su Twitter, ovunque, persino dentro al forno di cucina, a momenti, circola ancora la fola che il Governo Monti ci ha salvato dal default e ha rimesso in ordine i conti pubblici.
Vediamo di fare un po' di chiarezza su quello che è successo, cosa imprescindibile per capire cosa succederà o cosa potremo evitare che succeda (lo dico “ad usum ortotteri”).


“It's the same old story”


La prima parte della fola si smonta da sola: la stessa Commissione Europea ha certificato che il debito pubblico italiano è sempre (e ribadisco sempre) stato sostenibile e del resto lo affermava pure il Sen. Monti nei suoi ripetuti complimenti espressi su importanti organi di stampa nei riguardi del suo predecessore. Leggiamolo assieme: “Il ministro dell'Economia, di cui molti tendono oggi a dimenticare il merito di aver saputo mantenere un certo rigore di bilancio con un governo e una maggioranza poco inclini a tale virtù... ha deciso, con lucidità e rapidità, di imboccare una strada di redenzione o, in termini più asettici, di modifica di alcuni connotati di fondo che avevano caratterizzato, fin dall'inizio, l' impostazione di politica economica del governo.”
Quindi sinceramente non si capisce come il rigore di bilancio, così sapientemente applicato da Tremonti a detta dello stesso Monti, ci avrebbe portato nel giro di pochi mesi a correre il rischio di essere come la Grecia e di non poter pagare pensioni e stipendi pubblici. O meglio si capisce benissimo: è una balla che gli stessi dati di Bruxelles confermano.

Per comprendere cosa realmente è successo bisogna ricordarsi il “romanzo di centro e periferia”: nei paesi periferici arrivano i capitali, l'inflazione aumenta, la competitività cala, la bilancia dei pagamenti peggiora e alla fine non si hanno più i soldi per ripagare i capitali importati e gli interessi sugli stessi: si entra insomma nella spirale del debito estero.
Questa dinamica era ben presente ai nostri finanziatori, che, ricordiamoci, finanziano innanzitutto il debito privato, sì, la tua BMW (comprata con il convenientissimo prestito a tasso zero) e sì, pure la tua casa, che hai preso col mutuo.
Appena visto quello che era successo negli USA (vi ricordate vero il crack Lehmann ecc?) ecco che le banche estere, che prima prestavano con tranquillità sull'interbancario dell'Eurozona, all'improvviso rientrano dai loro finanziamenti e serrano i rubinetti. Avendo l'Eurozona un sistema di pagamenti interbancari unificato,
che si chiama Target2, entrò in funzione immediatamente, in modo automatico, l'assistenza della BCE e del SEBC (Sistema Europeo Banche Centrali).

In pratica, quando una banca non riesce ad ottenere dei finanziamenti da altre banche per poter pagare i trasferimenti ordinati dai suoi clienti, i soldi glieli fornisce la Banca Centrale del suo paese tramite operazioni che si chiamano “rifinanziamento”.Ovviamente le Banche Centrali dei vari paesi non stampano euro, per loro l'euro è una valuta estera, come ha ripetuto mai abbastanza De Grauwe, e per averla si devono quindi indebitare con la BCE. Per gli anglofoni qui una dettagliata ed ottima spiegazione di come funziona il meccanismo.

Il risultato è l'esplosione dei saldi di Target2 dei vari paesi: quelli in debito ovviamente si indebitavano sempre di più con la BCE, e quelli in credito avevano sempre più depositi presso le loro Banche Centrali in quanto non “riciclavano” i soldi in entrata, prestandoli sul mercato interbancario, come invece succedeva prima del 2008.

Il risultato fu questo:



Come vedete, quello che cambia nell'estate del 2011 (a giugno per la precisione) non è il deficit o il debito pubblico, ma il saldo dell'Italia sul sistema Target2, che inizia ad inabissarsi.
Altro che default dello Stato: qui stava andando in default tutto il sistema bancario incapace di finanziarsi senza il supporto della BCE. Di fronte al disastro che sarebbe seguito ad un crollo del sistema finanziario italiano, ovvio che la rischiosità paese e la scommessa che sarebbe dovuto uscire dall'Euro salissero alle stelle e si ribaltassero sullo spread: se hai la moneta bloccata si muovono i tassi.
In pratica una classica crisi da DEBITO ESTERO, as usual.

“Lo Stato andrebbe gestito come un'azienda”

Quante volte ve lo siete sentiti ripetere? È il mantra preferito di tutti gli pseudo esperti di economia che affollano i vari Ballarò, Servizi Pubblici, Piazze Pulite, Otto e Mezzi, eccetera.

Nove volte su dieci è detta a sproposito, ma quando si tratta di debito estero purtroppo è vero. Cosa fa quindi il direttore di banca quando una azienda affidata non solo sconfina dai fidi, ma ha il saldo passivo che aumenta ogni giorno? Tira su il telefono, chiama il Napolitano di turno e dice “Carissimo, la prima cosa che facciamo è che non passo più un addebito, blocchiamo il saldo, poi ci incontriamo ma è meglio che vi presentiate con un nuovo direttore finanziario che dobbiamo fare un piano di rientro.”

Ed infatti ecco la lettera della BCE, il governo Berlusconi che dà le dimissioni e il nuovo direttore finanziario, cioè "Pres del Cons", Monti, che entra in carica
Ed ecco i famosi salvataggi, altro che debito pubblico! Tassando e ritassando gli italiani questi si ritrovano meno soldi in tasca e sono ancora meno propensi a spendere quelli che gli restano. Tecnicamente si dice che si riduce il reddito disponibile, ed essendo le importazioni una funzione del reddito disponibile (in base alla propensione marginale all'import) ecco che queste appunto crollano (assieme però a tutti gli altri consumi del paese ed il PIL di conseguenza) ed il debito verso l'estero si stabilizza.

Per chi si diletta di formule macroeconomiche:

Yd = Y -T


M = m x Yd


Lo potete vedere benissimo nel grafico sopra: dopo le varie IMU, tasse sui depositi titoli, ecc, da marzo 2012 il saldo Target2 italiano diventa una bella linea retta.

In pratica la classica ricetta del manuale IMF per ogni crisi di debito estero, nella variante però che avendo una moneta unica, e quindi che non si può sganciare dal peg e fare svalutare sui mercati, il riequilibrio si può svolgere solo sul lato del reddito disponibile, venendo a mancare i positivi effetti della svalutazione sia sulle esportazioni che sulle importazioni. Eccolo il “dividendo dell'Euro”: ogni crisi si ripercuote sul vostro reddito in maniera automatica ed il PIL si inabissa.

I salvataggi degli altri

Se mi avete seguito fin qui immagino che la prima domanda che avrete sarà “ma se abbiamo aumentato la tassazione quei soldi in più saranno andati a diminuire il debito pubblico, quindi, anche se il vero obiettivo era un altro, comunque un poco di verità c'è nelle parole di Monti”

Purtroppo i fatti e i dati smentiscono anche la seconda fola. Nonostante l'aumento del gettito fiscale il nostro debito pubblico sale, non solo in termini percentuali sul PIL (e qui poca meraviglia, visto che il PIL è crollato) ma anche in termini assoluti.

Ma com'è possibile direte voi?

È possibile se il “piano di rientro” di cui parlavo sopra è nello stile Geronzi-Parmalat. Avete presente quando per dare altri finanziamenti Geronzi “chiese gentilmente” a Tanzi di acquistare una azienda decotta che doveva dare un pacco di soldi a Capitalia? Bene, noi invece per avere il famoso “ombrello antispread” siamo stati “gentilmente invitati” a contribuire al fondo ESM per la percentuale che ha l'Italia nella BCE, oltre a quanto già previsto per il “vecchio” EFSF e a salvataggi vari ed assortiti: un conto da 20 miliardi, poco meno dell'intera IMU. In pratica, abbiamo dovuto contribuire con le nostre tasse a rimborsare parte dei debiti che i paesi messi peggio di noi avevano verso i loro creditori esteri, fra cui noi c'eravamo (se pure c'eravamo) in piccolissima parte. 

Ed ecco che diventano sinistramente profetiche le parole di Handelsblatt quando invocava la patrimoniale sulle ricche cicale del Sud. Altro che "la Germania non vuole pagare i nostri debiti"! Siamo noi che stiamo pagando per i loro debitori: i salvataggi di Monti che salvano gli altri.




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