martedì 23 aprile 2013

Anno 1992 governo Amato, 2002 Draghi: "con l' Italia al riparo dell' euro di fronte alle crisi internazionali" e il terrore svalutazione!!


Helmut Schlesinger, irato presidente della Bundesbank, che si alza dal tavolo dei ministri e banchieri d' Europa e sbatte la porta all' ennesima richiesta di un taglio dei tassi. L' allora presidente del Consiglio, un Giuliano Amato rassicurante, intervistato quel 13 settembre del ' 92 al TG1 sul «riallineamento» della lira (al ribasso del 7%) in seno al Sistema monetario europeo. I creditori esteri dell' Efim che, a decine, affollano Via XX Settembre in cerca di impegni minimamente credibili. Episodi di dieci anni fa. «Più invecchio, più mi accorgo che non c' è nulla che cambi come il passato», ha osservato Mario Draghi, oggi vice-presidente di Goldman Sachs International, all' epoca direttore generale del Tesoro. Di quella svalutazione che non impedì l' espulsione di fatto dallo Sme pochi giorni più tardi, Draghi ha parlato per la prima volta in pubblico ieri nell' Aula Magna dell' università di Padova. Con lui, in un dibattito coordinato dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, altri due "Ciampi boys": Francesco Giavazzi, all' epoca dirigente generale al Tesoro, e il ragioniere generale dello Stato Vittorio Grilli. Che sia possibile leggere oggi quel passato con lenti diverse, lo si vede da almeno due constatazioni. La prima, per Draghi, è che il confronto con quell' estate dà la misura «di come siamo migliorati» con l' Italia al riparo dell' euro di fronte alle crisi internazionali. Proprio lui ieri ha rivendicato parte del merito: come quando chiese nel 1991 al ministro del Tesoro, Guido Carli, di sospendere le emissioni in valuta estera. Con un debito poco sotto al 110% del prodotto lordo (come peraltro oggi), quella scelta mise il Paese al riparo dai rischi d' insolvenza di tipo argentino. Ma il passato cambia, ha spiegato ieri Draghi con un implicito riferimento al governatore di Banca d' Italia del ' 92 Carlo Azeglio Ciampi, anche perché alla fine hanno avuto ragione «quelli che allora dicevano
che non bisogna svalutare». Non l' hanno avuta nell' immediato. Ma nel corso nel decennio la convergenza della moneta e dei tassi italiani in Europa si è dimostrata vincente. Anche se in quelle settimane, è stato ricordato ieri a Padova, costò 50 miliardi di dollari di riserve delle Banca d' Italia. Del presente, ieri Draghi non ha parlato. Ha solo ricordato che l' Italia già durante il negoziato di Maastricht propose di computare i deficit al netto della congiuntura e di valutare gli investimenti a parte. «Erano proposte sensate ma non fummo ascoltati», ha riconosciuto ieri l' ex direttore generale del Tesoro. «Non eravamo ritenuti credibili perché, visto lo stato dei conti, si riteneva volessimo eludere i vincoli». Qualcosa di simile al Patto di stabilità esiste peraltro nella Costituzione italiana, con l' obbligo di copertura finanziaria delle leggi iscritto nell' articolo 81. Lo ha ricordato ieri Vittorio Grilli. Quel vincolo fu aggirato a lungo ammettendo il ricorso al debito. E proprio in questi giorni il decreto taglia-spese, ha detto Grilli, nasce come «meccanismo stringente» contro rischi del passato. Giavazzi, oggi docente alla Bocconi ed editorialista del Corriere, ha ricordato che parte dei nodi del ' 92 restano da sciogliere. Soprattutto quello di un «aggiustamento tutto sul lato delle entrate e quasi per niente su quello delle spese». Ma proprio con Amato del ' 92, ha aggiunto l' economista, «il ritiro dello Stato dall' economia ha dato la sensazione ai mercati che avveniva qualcosa d' irreversibile». -7% la SVALUTAZIONE della lira nello Sme decisa il 13 settembre ' 92. Poi l' uscita dal Sistema monetario europeo 990 Il TASSO sul marco con il quale la lira è rientrata nello Sme nel ' 96. Circa il 20% sotto il cambio del ' 92

Fubini Federico

(15 settembre 2002) - Corriere della Sera

per chi non si ricordasse la vicenda facciamo un riassunto:

Nella notte fra il 9 e il 10 luglio 1992, indossata metaforicamente una tuta di seta nera alla Diabolik, il governo guidato da Giuliano Amato penetrò nei forzieri delle banche italiane prelevando il 6 per mille da ogni deposito. Un decreto legge di emergenza l’’autorizzava a farlo: in quel provvedimento, varato mentre i mercati si accanivano sulla lira, erano state inzeppate alla rinfusa misure le più svariate. Dall’’aumento dell’’età pensionabile alla patrimoniale sulle imprese, dalla minimum tax all’’introduzione dei ticket sanitari, dalla tassa sul medico di famiglia all’’imposta straordinaria sugli immobili pari al 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttarono insieme 11.500 miliardi di lire. L’imposta straordinaria sugli immobili, nella migliore delle tradizioni italiane, perse subito il prefisso stra per diventare una gabella ordinaria: l’’imposta comunale sugli immobili, ovverosia l’’Ici.
Con il Paese sull’’orlo del baratro, il dottor Sottile adottò misure grossier. La più nota ed esecrata fu appunto il prelievo sui conti correnti, che ebbe almeno il pudore d’essere una tantum. All’’ultimo momento, in Consiglio dei ministri, il titolare del Tesoro Piero Barucci propose, senza successo, di sostituirla con l’aumento dell’’imposta sugli interessi bancari (una proposta analoga era stata fatta dall’’allora vicedirettore di Bankitalia Antonio Fazio, preoccupato delle conseguenze della violazione notturna del risparmio nazionale). [...] Le cose andarono diversamente da quanto Giuliano Amato aveva sperato: nonostante la cura da cavallo (manovra di luglio più finanziaria sfioravano insieme i centomila miliardi di lire), che portò l’’economia italiana sull’’orlo della recessione, la lira dovette uscire dal Sistema monetario europeo neppure tre mesi dopo quella notte di luglio, e nella primavera successiva il dottor Sottile si dimise. Venne chiamato Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia, per formare un governo tecnico che traghettasse l'’Italia fuori dalla crisi.

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