lunedì 18 novembre 2013

PAUL KRUGMAN E IL “FRATELLO DRAGHI CHE SBAGLIA”




Non esiste in Italia un giornale che non sia complice del piano di sterminio in danno del popolo italiano. Con sensibilità e approcci differenti, tutte le principali testate hanno lavorato con malizia e astuzia per nascondere ai cittadini le vere finalità insiste in quelle politiche di austerità falsamente spacciate quale unico rimedio per uscire da un crisi inafferrabile. Secoli di storia dell’economia dimostravano con chiarezza l’assurdità di alcune ricette,dolorose quanto necessarie, imposte da partiti corrotti ed etero-diretti dall’esterno “per il bene del Paese”. Finalmente in molti cominciano a capire che la crisi altro non è se non un grimaldello strumentale, maneggiato da élite schiaviste e assassine, utile per distruggere secoli di progresso, civiltà e uguaglianza. 
Naturalmente l’informazione italiana, controllata in massima parte dalla massoneria reazionaria, copre questo disumano progetto politico con accenti, metodi e sfumature differenti. I complici cartacei del neonazismo tecnocratico oggi dominante in Europa si dividono fondamentalmente in due macrocategorie: da una parte i killer diretti e consapevoli in stile Ferruccio de Bortoli e il Corriere della Sera; dall’altra i sadici mascherati e fintamente pietosi che si aggirano dalle parti di Repubblica. Il risultato di insieme è ottimo, perché la pubblica opinione finisce con l’essere stordita attraverso un sapiente gioco delle parti. Il Corriere mena, mentre la Repubblica maschera cause e autori del massacro. Siamo di fronte cioè alla trasposizione su un piano differente di quell’ipocrita rituale che abbiamo già analizzato con riguardo ad alcune figure politiche fintamente critiche e progressiste (clicca per leggere). 
Mi sono accorto di preferire i malvagi a viso aperto anziché quelli propensi a versare di continuo copiose lacrime di coccodrillo. I vari Giavazzi, Alesina,Sergio Romano e Antonio Polito, perlomeno, non si sforzano di apparire migliori di quello che sono. Credono nella costruzione di una società fondata sul sopruso, lo sfruttamento e la barbarie esercitata con la forza della violenza economica da una ristretta aristocrazia finanziaria cementata da comuni appartenenze massonico-reazionarie e, coerentemente, usano la penna (a pagamento) per favorire il rapido trionfo di quei progetti meschini e ideologicamente nazisti che hanno intimamente sposato. 
Questi tipi fanno tornare alla mente il fortunato slogan di quella famosa campagna pubblicitaria andata in onda agli inizio degli anni novanta per sensibilizzare i cittadini contro il pericolo Aids: “Se lo conosci lo eviti”. 
Conoscere le vere e recondite intenzionalità perseguite dalle melliflue penne che lavorano sotto l’illuminato controllo del fariseo Ezio Mauro, invece, è molto più difficile. Sulla Repubblica di ieri, per esempio, a parte la solita e molesta presenza di un elemento pessimo del calibro di Federico Fubini (clicca per leggere), campeggiava in prima pagina una analisi di Paul Krugman tradotta da Marzia Porta (clicca per leggere). 
Bene, direte voi ingenuamente, finalmente la grande stampa rilancia il pensiero di un prestigioso pensatore liberal americano anziché i soliti peana dei soliti tromboni in difesa dell’ordine costituito. Mi spiace deludervi, ma, il vostro iniziale entusiasmo potrebbe scemare dopo una attenta lettura dell’articolo indicato. Fra le innumerevoli e lucide analisi vergate da Krugman negli ultimi anni per demolire le politiche economiche della Ue, quale fra queste viene casualmente rilanciata con palese risalto dalle parti di Largo Fochetti? Proprio quella nella quale, sbagliando, Krugman riversa inopportuni elogi nei confronti di uno dei principali responsabili del disastro che viviamo: ovvero il Venerabilissimo Maestro Mario Draghi. Dopo avere ricordato le critiche ricevute da Draghi da alcuni economisti tedeschi in virtù della decisone di tagliare i tassi, Krugman azzarda: “Simili insinuazioni sono estremamente ingiuste nei confronti di Draghi, i cui sforzi per contenere la crisi del’euro sono al limite dell’eroico”. Per una volta, con sommo gaudio di Repubblica, Krugman ha scritto una sonora fesseria. Spiace notare come un uomo di grandissimo ingegno possa farsi irretire da una costruzione narrativa chiaramente fuori dalla realtà. Draghi e Weidmann(capo della BuBa) recitano da anni con successo la parte del poliziotto buono e del poliziotto cattivo, lavorando in comunione di intenti non per salvare l’euro, che è un falso obiettivo, quanto per destrutturare il welfare europeo (clicca per leggere) così come tra l’altro ampiamente previsto con lungimiranza in tempi non sospetti dallo stesso Krugman. Come si spiega allora l’improvvida sviolinata (subito sfruttata dai sepolcri imbiancati di Repubblica) del premio nobel all’indirizzo del capo della Bce, membro forte di quella Troika responsabile di tutto il sangue versato nei Paesi mediterranei dell’area euro a partire dalla Grecia? L’unica spiegazione che mi viene in mente, a parte l’indiscussa capacità di Draghi di fiutare il vento e cambiare colore a seconda delle circostanze, riguarda la comune appartenenza di Krugman e Draghi al paramassonico Group of thirty (clicca per leggere). Probabilmente la speranza di Krugman, in perfetta buona fede e con sincerità d’animo, è quella di recuperare il “fratello che sbaglia” alla causa della verità e della giustizia. Ci dispiace far presente a Krugman che, pur cogliendo la nobiltà del suo gesto, il suo proposito è oggettivamente irrealizzabile. Questa volta il Venerabile e camaleontico Maestro Draghi ha ampiamente varcato il Rubicone.

Francesco Maria Toscano 

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